Alla scoperta del territorio

Sicilia

Caratteristiche del Territorio

È la regione più estesa d’Italia ed ha una forma che ricorda approssimativamente quella di un triangolo i cui vertici sono Capo Peloro a Messina (nord-est), Capo Boeo a Marsala (nord-ovest) e Capo Passero a Portopalo (sud-est). La Sicilia è una regione totalmente insulare: è costituita, oltre che dall’isola principale, da un insieme di arcipelaghi e di isole minori. I principali gruppi di isole del grande arcipelago della Sicilia sono le Eolie a nord (7 isole dove Lipari, Stromboli, Vulcano, Panarea sono le più conosciute), le Egadi a ovest (10 isole dove Favignana, Marettimo e Levanzo sono le più conosciute) e le Pelagie a sud (5 isole dove Lampedusa e Linosa sono le più famose). Ricordiamo anche Ustica, a nord, sopra Palermo e Pantelleria, a nord-ovest in provincia di Trapani.

A causa della sua posizione, sulle placche eurasiatica e africana, la regione e le isole circostanti sono interessate da un’intensa attività sismica e vulcanica. I vulcani più importanti sono: Etna, Stromboli e Vulcano. Nelle aree di Agrigento e Caltanissetta troviamo i “vulcanelli” con attività eruttive, anche violente, di argilla e fango. È una regione prevalentemente collinare (61%) e montuosa (24%). I fiumi siciliani sono tutti di portata ed estensione limitata. Quelli a nord vengono chiamati fiumare e sono a carattere torrentizio in quanto d’estate sono quasi perennemente in secca.
Grande terra turistica offre aree e spazi fantastici sia all’interno sia sulle coste e nelle isole. Interessanti sono le aree archeologiche del siracusano.

Caratteristiche Gastronomiche

Una delle ricchezze di questa terra è sicuramente la cucina, ricca di sapori, gusti e colori straordinari. Non è possibile parlare di cucina siciliana come di un’unica entità: le diversità originate dalle differenti influenze culturali si sono aggiunte alla diversità tra cucina della costa e quella dell’interno. Come in tutte le cucine povere è ricorrente l’abitudine del piatto unico; le paste di vario tipo, cucinate in modi diversi, arricchite dai prodotti del posto finiscono col diventare l’intero pasto. È il caso della pasta con le sarde e delle paste con ortaggi e legumi dell’interno. Tra le paste ricordiamo la famosa pasta alla norma catanese (con pomodoro, melanzane e ricotta salata) e la pasta “ncaciata” messinese. Anche il pane ha una sua tipicità: pensiamo al pane “cunsato” cioè condito con olio, origano e pomodoro, da consumarsi caldo, appena sfornato o al più insolito pane “ca’ meusa” un crostino con la milza venduto sulle bancarelle per le strade di Palermo.

La carne è un’eccezione spesso riservata alla festa. Normalmente preparata alla brace, dove vengono per lo più usati il maiale ed il castrato. Più elaborati sono il “falso magro” (grosso rotolo di carne di vitello con ripieno di prosciutto, salsiccia sbriciolata, formaggio e uova) o gli involtini alla palermitana (ripieni di pangrattato, uva passa, pinoli, formaggio e aromatizzati con alloro e cipolla), Il pesce, come ovvio, è proposto con ricchezza di preparazioni e di varietà. Partendo dagli antipasti, sono molto diffusi quelli di mare: dalle cozze gratinate alle alici marinate, dai filetti di pesce spada all’insalata di polpi, gamberi e larve di pesce. È comunque il tonno a farla da padrone mentre lo spada è più messinese. Ovunque vengono proposte sarde o alici, note sono le sarde a beccafico (sardine impannate con pangrattato, limone, pinoli) per i pesci. Particolari sono le preparazioni alla ghiotta (cipolle, olive, capperi e pomodoro) dedicate anche al baccalà ed allo spada. Nel trapanese troviamo il “cuscusu”, versione isolana del cuscus di origine magrebino realizzato appunto con pesce. La cucina dell’interno segnata da abitudini contadine e caratterizzata dall’utilizzo di verdure ed ortaggi. La melanzana ne è un esempio significativo, da essa traggono origine piatti appetitosi fino a giungere alla sua glorificazione nella parmigiana e nella caponata di melanzane: un esempio di come diversamente vengano elaborate le verdure.

È agli Arabi che si deve l’introduzione degli agrumi, dello zucchero, della cannella e dello zafferano, oltre a quella del riso che in Sicilia trova modi di cottura ed utilizzi diversi da quelli del nord, ma diffusione altrettanto capillare: basti pensare alle arancine (“palle” di riso con ripieno di ragù di carne e piselli o di prosciutto e formaggio).
Un’attenzione particolare merita la pasticceria che in Sicilia fa parte delle abitudini quotidiane. Cannoli imbottiti di ricotta zuccherata, pistacchi e frutta candita, cassate, pignoccata, biancomaggiore o il tradizionale “gelo di melone” (gelatina di anguria) sono i più diffusi. Non si possono poi ricordare i gelati e le granite, prodotti squisiti dell’abilita’ artigiana locale. È tradizione, nelle giornate estive, gustare una granita di caffè, di limone, di mandorle o la più sofisticata granita di gelsomino. Una menzione particolare va alla frutta “martorana” che prende il nome dall’omonimo monastero palermitano.

Caratteristiche Enologiche

Le principali zone di produzione sono la Provincia di Trapani ad ovest, i terreni intorno all’Etna e i vigneti della Provincia di Siracusa ad Est. L’area più importante è quella trapanese con il suo 70% della produzione regionale: Marsala ne è la capitale enologica da sempre. Il Marsala è il vino più conosciuto dell’isola e spesso banalizzato con combinazioni all’uovo o alle mandorle. Il Marsala è un grandissimo vino italiano, fortificato, che è migliorato negli ultimi decenni. Ottimo nelle versioni secche o extra secche. Vino d’assemblaggio, è difficile da trovare millesimato. Il vitigno più importante è il Catarratto che assieme al Grillo e l’Inzolia (vitigni bianchi autoctoni) sono sempre serviti come base per il Marsala. Ora questi vitigni vengono vinificati e presentati singolarmente e offrono vini più o meno interessanti in funzione al territorio di provenienza e, naturalmente, alla capacità dell’enologo. Da ricordare anche il Grecanico, la Malvasia di Lipari e il Moscato bianco. Tra i rossi, il re indiscusso è il Nero d’Avola. Nell’area agrigentina abbiamo forse alcune tra le migliori espressioni di questo vino. Di sicuro livello è la Syrah e particolare è il vino che proviene del raro vitigno autoctono Perricone o Pignatello.

Nell’est dell’isola, intorno al più grande vulcano d’Europa, troviamo vigneti che sono la risposta siciliana ai vini della Borgogna francese. Il Nerello Mascalese (rosso) e il Carricante (bianco) sono una sorpresa perlopiù sconosciuta al grande pubblico. Vini fruttati, floreali, freschi e minerali, senza quelle note da vino forte che ritrovavamo nel passato. È un modello nuovo basato più sull’eleganza e la valorizzazione del territorio piuttosto che sulla potenza del sapore e l’opulenza. Un ottimo lavoro fatto dagli enologi siciliani.
Tra i vini dell’area siracusana spicca per sapore e potenza il Nero d’Avola: è il vitigno re. Un’attenzione particolare va rivolta, però, ad un altro vitigno, il Frappato: un antico vitigno di probabile origine spagnola che rilascia dei vini rossi dal colore tenue con aromi di ciliegia e fico nero. Un riferimento specifico va allo Zibibbo con cui si producono i vini dolci di Pantelleria. Le principali uve internazionali coltivate in Sicilia sono Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot, Müller-Thurgau, Pinot Nero. In Sicilia si trovano inoltre anche altre varietà nazionali come Sangiovese, Barbera e Trebbiano Toscano.